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Dall’idea all’impresa: stop thinking and start doing

Impresa

Dall’idea all’impresa il percorso non è così lineare: continui cambiamenti nel contesto socioeconomico, quelli “fisiologici” che naturalmente contraddistinguono ogni tipo di progresso e innovazione, ma anche fattori disruptive che, come abbiamo imparato negli ultimi due anni, non rispondono a dinamiche prevedibili ma hanno la forza necessaria per sconvolgere assetti e processi su scala mondiale.

Smettere di pensare e iniziare a fare: è il “monito” di Marc Randolph, cofondatore di Netflix e suo primo CEO, l’imprenditore e manager che, insieme a Reed Hastings, ha gettato le basi strategiche dello sviluppo della piattaforma che oggi tutti conosciamo e utilizziamo. E come noi altri 200 milioni di subscriber. È il suggerimento dell’imprenditore a tutti coloro che oggi hanno in mano le redini di un’impresa, perché “la verità è che stabilire con precisione se un’idea sia buona o cattiva è oggettivamente difficile e,” racconta l’imprenditore in una recente intervista, “prima realizzi che nemmeno gli esperti con cui stai parlando hanno un’idea precisa di come fare, meglio starai.”

Come si trasforma un’idea in un’impresa

Eppure Marc Randolph è riuscito esattamente nell’incredibile impresa di trasformare completamente un’idea: dal suo status originario (com’è noto Netflix era un servizio di noleggio DVD per corrispondenza), in quella che è diventata non soltanto un’azienda da 100 miliardi di dollari, ma anche il player che ha trasformato per sempre il settore (e le abitudini di consumo di milioni di persone nel mondo). Per capire come, racconta l’imprenditore nel suo Non funzionerà mai, libro in cui ripercorre la sua storia in Netflix, bisogna cominciare a esaminare un principio fondamentale che ha guidato l’esperienza di Randolph: le idee devono entrare in collisione con la realtà. Esperienza che, secondo l’imprenditore, non tutti sono disposti a sperimentare o a portare al next level.

Imprenditori o sognatori: le linee guida di Marc Randolph

Quando ci si imbatte nella realtà può succedere di scoprire che alcune delle previsioni fatte siano sbagliate. La differenza, a quel punto, la fa il fermarsi di fronte a un parziale fallimento di un’idea, o il continuare a testare. Il successo, oggi, quello concreto di prodotti, servizi, intere aziende, sostiene Randolph, non si fonda solo sulla validità delle idee in sé. Le idee sono semplici. L’ implementazione è difficile, per dirla con le parole di un altro tra i più esperti imprenditori e manager della Silicon Valley, Guy Kawasaki.

Il successo si fonda su un’intelligenza, suggerisce Randolph: quella che rende possibile immaginare le modalità per testare un’idea, di metterla alla prova, di farla entrare in contatto con la realtà, anche quando è uno scontro. Essere disposti a trasformare un’idea: “questo è ciò che distingue un imprenditore da un sognatore.

Ci sono alcune linee guida che Randolph suggerisce per rendere questa “disposizione alla trasformazione” un mindset da implementare nei processi di innovazione e sviluppo e nella cultura aziendali.

1) Metti anche le idee sbagliate sul tavolo

Che non funzionerà mai, quando si intraprende la strada di testare la propria idea “contro” la dura realtà, è la sensazione più comune e, del resto, inevitabile: è l’impressione che si stia per prendere una cantonata. La più strana, ma anche la più giusta che si possa provare, rassicura Randolph. Perché in effetti, il primo principio da tenere sempre a mente è che l’idea di partenza è, letteralmente, solo l’inizio, mai il risultato finale. Il progetto di partenza, in effetti, non funzionerà mai. A funzionare sarà un’idea che esce modificata e resa efficace da un percorso di apprendimento e sviluppo continui che, ricorda l’imprenditore, non è mai privo di ostacoli e complessità.

“Quando siamo partiti, Netflix non era una piattaforma di streaming video; proponeva DVD da inviare per posta. Chi conosce la Netflix di allora sa che era completamente diversa da quella di adesso. Non era un servizio in abbonamento e aveva un sistema di fatturazione a lungo termine. Se mi guardo indietro a ciò che era, mi sembra ridicolo. C’era chi usufruiva del servizio per la prima volta, ma spesso non tornava a comprare: era difficile attivare acquisti ripetitivi. Eppure in quella fase abbiamo appreso molto, testando e sperimentando tantissime cose. Ogni volta che si svolge un test, anche se l’esito potrebbe non risolvere completamente ciò che non va, di sicuro si getta luce sul percorso da seguire, illuminando nuove direzioni. Sul tavolo vanno messe anche le idee che ci sembrano già sbagliate, senza ricercare quella perfetta subito.”

2) Guarda “attraverso” le complessità dell’impresa

Saper guardare “attraverso” le complessità significa combinare una doppia capacità di visione: quella sul breve termine e quella a lungo termine; quella sulle cose che “sono in primo piano” e quelle che possono al momento essere lasciate sullo sfondo.

“È come correre in mountain bike, in discesa, per un sentiero ripido. Tieni le mani salde sul manubrio, con lo sguardo fisso a tre metri da te. È tutto ciò che ti consente di restare in sella e non perdere il controllo della bici. Ma ogni tanto bisogna alzare lo sguardo per capire dove si sta andando e, se c’è un bivio, quale direzione è importante scegliere” racconta Randolph.

Guidare un’azienda, una start-up, un progetto non è poi così dissimile: occorre una sorta di “intuito” per individuare qual è la cosa principale su cui concentrarsi in ogni specifica fase. E il focus è lo strumento indispensabile per sviluppare questo tipo di intuito, secondo Randolph. “Se in un incendio cerchi di spegnere ogni singola fiamma,” racconta, “ne esci esausto e senza risultati.” Quello che costituisce un’abilità indispensabile da sviluppare è proprio la capacità di riconoscere quali sono i due o tre aspetti davvero strategici, a cui va data la priorità, anche quando (e soprattutto quando) questi “non sono quelli che bruciano di più o che urlano più forte.” Una volta messi a fuoco, tutto il resto delle complessità diventa minore e non fa la differenza.

3) Applica il Principio del Canada

Se guardare attraverso le complessità è indispensabile, altrettanto lo è avere una strategia per affrontare i bivi di cui è pieno il percorso di ogni impresa, imprenditore o idea. Una volta data la giusta priorità alle urgenze, insomma, come si sceglie la direzione giusta?

Il Principio del Canada (The Canada Principle) è un approccio utile, di cui parla Randolph e che prende il nome da un bivio specifico che Netflix affrontò nel momento in cui si trovò a valutare un progetto di espansione.

Il raggio d’azione di Netflix, nei primi 12 anni della sua attività, quando ancora distribuiva DVD a mezzo corrispondenza, era limitato agli Stati Uniti. Ma di fronte alla necessità di sviluppo, l’azienda iniziò a valutare concretamente la possibilità di allargarlo al Canada, favorevoli una serie di condizioni economiche e logistiche che, nel breve termine, avrebbero garantito una certa e rapida crescita degli utili del 10%.

Ma non lo fece.

Perché in fondo, proprio il fatto che questo passaggio sembrasse così facile lo rendeva tutto sommato da mettere in dubbio. Certo, c’erano condizioni favorevoli, tuttavia restavano confini da superare: valute differenti, lingue diverse, device che ancora non funzionavano allo stesso modo in tutti i Paesi. Un investimento economico e di risorse basso, tuttavia un investimento che apriva a un importantissimo interrogativo: quanto avrebbe fruttato lo stesso, seppur piccolo, investimento se applicato al core business?

Impresa: obiettivi senza distrazione

La risposta che Randolph, e i team in Netflix, si diedero è diventato un punto chiave: se consideri lo sforzo e la distrazione di risorse necessari per ottenere un aumento del 10% delle vendite e lo applichi al tuo core business, puoi fare molto più del 10%.

Da quel momento, Netflix ha iniziato ad applicare il Principio del Canada quando, davanti a un bivio, l’azienda può cadere nel pericolo di essere distratta dal proprio obiettivo principale.
Il principio, in pratica, consiste nel porsi una domanda tanto semplice, quanto fondamentale: tutto l’effort, il denaro, la distrazione di risorse necessarie per prendere una direzione nuova, se investite su ciò che stiamo già facendo, darebbero una crescita maggiore? “Investire il 95% del nostro tempo a risolvere il 5% dei problemi”, è la conclusione di Randolph, “ci rende più efficaci che dedicarci nella stessa misura ad ogni problema”.

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