Tempo di lettura:

4

minuti

Gestire la crisi: strumenti nuovi, per leader nuovi

gestire la crisi

Il nostro è un mondo dominato dagli estremi?

Di certo ne abbiamo la percezione. Naturalmente si tratta di una percezione che diventa dominante in particolar modo quando, come negli ultimi tre anni, siamo immersi in lunghi periodi fitti di eventi di enorme portata a livello socio-economico. La pandemia da Covid-19, una guerra nel cuore dell’Europa, crisi bancarie, il cambiamento climatico e l’emergenza ambientale, l’avvento dirompente dell’intelligenza artificiale: eventi che coinvolgono, o travolgono, persone, aziende, intere società e Paesi a livello globale e che generano la necessità sempre più urgente, per chi ricopre incarichi di leadership, di imparare a prevederli e interpretarli per cogliere e creare, a partire dalle loro inevitabili conseguenze, occasioni che vadano oltre la trasformazione, verso una vera e propria evoluzione.

Bias, progressi ed evoluzione: l’importanza del contesto

Tuttavia, la sensazione che il mondo sia dominato dagli estremi (per la maggior parte negativi) è un fenomeno che si ripete nella storia: sono numerosi gli studi che, nell’ottica di sviluppare una prospettiva più ampia ed esaustiva, invitano ragionevolmente a mitigare una visione così drastica. Tra questi, ad esempio, quelli dello studioso Jonah Norberg, condivisi sul palco del Leadership Forum nel 2021, che tracciano una panoramica di come, a livello mondiale, il progresso sia tutt’altro che fermo, sottolineando quanto, proprio nei momenti di crisi, una maggiore apertura e collaborazione siano indispensabili perché “il motore non si fermi”. Ancora, gli studi congiunti di Anna Rosling Rönnlund, Ola e Hans Rosling, raccolti nel bestseller mondiale Factfulness, evidenziano la lunga serie di bias e preconcetti che influenzano la percezione. Che il mondo sia più complesso di come lo vediamo è molto facile da intuire: molto meno facile è, tuttavia, costruire una comprensione e una visione accurata di esso. In questo senso il lavoro dei tre studiosi, che approfondiremo con l’autrice al prossimo Leadership Forum, suggerisce di mettere in discussione una visione fatta di assoluti drastici, che impediscono di cogliere fatti e realtà indispensabili per sviluppare un decision making più efficace, specie di fronte alle crisi.

Fare impresa nell’era dell’Extremistan

Ma questo non significa che gli estremi non esistano: i momenti di picco, positivi quanto negativi, vanno storicamente contestualizzati, ma esistono. E generano crisi che, come leader di imprese e di società, abbiamo la necessità di gestire con strumenti sempre nuovi.

I nostri antenati – spiegava già all’interno di uno dei libri che hanno cambiato il mondo, Il cigno Nero, Nassim Nicholas Taleb – si sono evoluti nel cosiddetto Mediocristan, cioè in un periodo dominato dalla probabilità gaussiana, nel quale gli eventi rari pesano pochissimo. Nella rappresentazione grafica di questo periodo, appunto nella campana gaussiana, gli eventi rari (e destabilizzanti) sono relegati nelle parti più sottili e distanti delle code. Questa campana ha una precisa caratteristica: il 95% dei valori ricade in un intervallo pari a due volte la deviazione standard (σ) al di sopra ed al di sotto della media. Detto in altre parole: i valori estremi sono assai poco probabili.

Nassim Taleb -Mediocristan ed Estremistan

Oggi, chiariva già il filosofo e matematico, precorrendo tempi e avvenimenti, ci muoviamo sempre più spesso nell’Extremistan, un ambiente in cui i cigni neri, cioè gli eventi altamente imprevedibili, si verificano più spesso, generando cambiamenti repentini. Se il Mediocristan era caratterizzato da un grande numero di variazioni di entità contenuta, l’Extremistan è contraddistinto da un minor numero di variazioni, ma di entità gigantesca.

La stabilità è una bomba a orologeria

Eppure, come abbiamo avuto modo di sperimentare, i cigni neri sono sempre più frequenti e la leadership si confronta con la necessità di gestire i cambiamenti in modo che non siano “distruttivi” ma, soprattutto, che siano a loro volta produttivi e fonte di trasformazioni in grado di aprire nuove vie per il business.

La stabilità stessa, in fondo, non è più un bene in senso assoluto da tempo. Ogni cambiamento, è naturale, produce una certa dose di incertezza: il primo step per muoversi a proprio agio nell’era delle continue trasformazioni per le aziende sta dunque nell’accettazione. È fondamentale che chi ha il compito di guidare imprese ed organizzazioni, in primis, impari a tollerare e perfino a favorire, giorno dopo giorno, aree circoscritte di confusione.

I cambiamenti rendono i sistemi più elastici

Di fatto, confondere leggermente le persone fa bene, sia a voi che a loro” afferma Nassim Nicholas Taleb, fornendo un esempio molto chiaro: immaginiamo una persona puntualissima ed estremamente prevedibile che torna a casa alle sei in punto ogni giorno per quindici anni. Se un giorno dovesse fare anche solo pochi minuti di ritardo getterebbe la sua famiglia nel panico. Al contrario, qualcuno con abitudini orarie molto più variabili non desterebbe alcuna preoccupazione. Le variazioni rendono i sistemi più elastici.

I sistemi elastici rispondono meglio al rischio

Ogni idea comporta sempre un’alta percentuale di rischio. Testando spesso e in fretta, ci si espone a potenziali errori, certo: ma tanti fallimenti danno i feedback concreti necessari a rendere più elastico il progetto complessivo. Quando un’idea non funziona, bisogna abbandonarla, chiudere velocemente e tentare nuove vie, altre idee, forti dell’esperienza acquisita. E nell’era dei continui cambiamenti nessuno è esente dal testare, con costanza e velocità, centinaia o migliaia di idee nuove per arrivare, infine, all’unica “buona”. Un sistema elastico è dunque anche un sistema più antifragile che, come accennavamo sopra, è in grado di generare soluzioni realmente innovative, che non vivono semplicemente i cambiamenti, anche i più travolgenti, ma ne sfruttano le caratteristiche e le specificità per ripensare completamente le imprese e sviluppare modelli di business più rispondenti alle nuove esigenze di sostenibilità finanziaria, economica, ambientale e sociale.

Elasticità e antifragilità: crisis management con Nassim Nicholas Taleb

Filosofo, saggista e matematico, Nassim Nicholas Taleb è una delle personalità più autorevoli a livello globali sui temi della probabilità, del rischio e dell’antifragilità, concetto che ha sviluppato nel suo bestseller Antifragile. Il suo Il Cigno Nero, pubblicato in 27 paesi, è stato definito uno dei libri che hanno cambiato il mondo.

Gestire il business nell’era della volatilità e della crisi: ne parleremo con Nassim Nicholas Taleb in occasione del Leadership Forum, il grande evento dedicato ai temi della Leadership del Management, in programma per il 24 e 25 ottobre al Teatro degli Arcimboldi di Milano. I maggiori business thinker internazionali e oltre 1500 CEO, imprenditori e C-level manager per ripensare insieme il futuro del business: il programma completo è disponibile cliccando qui.