Non vi è nulla di più stabile che il cambiamento. Eraclito
Tutto muta e si trasforma col passare del tempo. Il cambiamento è una condizione naturale, intrinseca ed inevitabile per ogni organismo.
In campo lavorativo, nessuna organizzazione può permettersi di subirne passivamente gli effetti. Sotto l’influsso del cambiamento, alcune aziende che credevamo potessero vivere in eterno sono fallite oppure hanno cambiato volto.
Prendiamo ad esempio Blockbuster, il gigante del noleggio di prodotti home video fondato da David Cook nel 1985. Fin da subito Cook era riuscito a convincere le persone che c’erano più vantaggi a guardare un film direttamente dal salotto di casa propria piuttosto che dalle poltroncine di una sala cinema ben attrezzata. Poi, nel 2013 Blockbuster cadde sotto il peso crescente dello streaming e della pay-per-view.
Un caso analogo molto noto, ma dal finale differente, è Netflix. Negli ultimi tempi la sua popolarità è cresciuta a ritmi inarrestabili. Nel 1997, Reed Hastings e Marc Randolph lanciano la società sul mercato con l’intento di fornire un servizio di noleggio DVD che è sotto molti aspetti simile a quello di Blockbuster. Dopo essersi scontrati a lungo sullo stesso campo di battaglia, nel 2008 Netflix, a rischio fallimento, attiva un servizio di streaming online on demand. Il risultato?
La crescita ha superato le aspettative. Solo nell’ultimo quadrimestre del 2016, i ricavi da streaming sono aumentati del 35% e si sono registrati 7 milioni di nuovi utenti contro i 5,2 milioni previsti.
L’importanza di saper gestire il cambiamento
Perché due aziende appartenenti allo stesso mercato hanno avuto sviluppi tanto differenti?
L’abilità di adattarsi ad un contesto in trasformazione è stato l’elemento di svolta per Netflix.
Blockbuster, invece, non ha saputo adeguarsi alle novità, di conseguenza ha perso clienti e guadagni.
Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento. Charles Darwin
Ma com’è possibile rispondere in maniera positiva al cambiamento?
L’attivazione di un processo di cambiamento può portare conflitti e crisi all’interno di un’organizzazione. Con tale termine s’intende un insieme strutturato di persone unite per raggiungere un obiettivo comune.
Da qui si comprende l’importanza per il team leader di saper gestire adeguatamente il cambiamento, riorganizzando il gruppo in direzione di uno scopo comune. In caso contrario, l’intera organizzazione potrebbe vacillare.
L’esigenza di modificare tempestivamente le politiche aziendali per mantenere alta la competitività sui mercati, spinge le imprese a preferire quei manager dotati delle qualità necessarie ad integrare ed istituzionalizzare il cambiamento.
Marshall Goldsmith, l’esperto di leadership più influente al mondo secondo Thinkers50, da oltre 35 anni aiuta leader di successo a sviluppare queste determinate qualità, attivando una serie di cambiamenti comportamentali necessari al fine di operare con maggior efficacia in ambito professionale e personale.
Le “qualità necessarie” per risolvere i problemi non sono componenti innate ma tutti possono svilupparle. Il metodo elaborato da Goldsmith consiste in un processo di auto-monitoraggio quotidiano centrato su di una serie di quelle che il coach definisce “domande attive”.
Lo scopo delle “domande attive” è concentrarsi sugli sforzi anziché sui risultati ottenuti.
Ecco un esempio di domanda attiva:
Oggi, ho fatto del mio meglio per stabilire obiettivi chiari con il mio team?
Diverso sarebbe invece chiedersi: Ho stabilito obiettivi chiari con il mio team?
La locuzione “Ho fatto del mio meglio…” stimola nella persona un desiderio di miglioramento continuo, indipendentemente dal fatto che l’obiettivo sia stato raggiunto o meno.
Grazie al tipo di training del Dr. Goldsmith, molti manager di successo sono riusciti a standardizzare ed interiorizzare il cambiamento organizzativo e strategico nella propria organizzazione. Parliamo ad esempio di Alan Mullaly, ex CEO Ford, nominato da Fortune 3° miglior leader dopo Papa Francesco e Angela Merkel, e di Jim Yong Kim, 12° presidente della Banca Mondiale.
Netflix, nell’ottica della gestione del cambiamento a livello manageriale, rappresenta un caso particolarmente significativo. I top manager hanno dimostrato di saper rispondere in maniera positiva alle mutazioni causate dalle nuove condizioni offerte dall’ambiente esterno all’impresa, definendo una direzione strategica e trascinando i membri dell’organizzazione verso una meta comune.
Le carte che abbiamo in mano sono opera del caso, e siamo noi a scegliere come giocare la partita. Marshall Goldsmith
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