Le parole sono importanti in tutti gli aspetti della vita: guidano, fanno innamorare, ispirano, feriscono, insegnano, rimettono in discussione, sconcertano, trascinano, rivoluzionano, commuovono, confermano, educano, motivano.
Prendiamo decisioni sulle parole, compiamo delle azioni, variamo le scelte.
Un leader, che ha il potere di influenzare, di guidare all’azione il proprio team verso i risultati e quello di comunicare mission, vision e valori, deve saper riconoscere il potere delle parole.
Il suo vocabolario deve essere in linea con i propri valori e di quelli dell’azienda, ma deve soprattutto essere semplice, diretto, evocativo e orientare all’azione. Il team, ispirato, coinvolto, deve ritrovare in quelle parole il senso di tutto, dai task quotidiani alla carta dei valori aziendali.
Un compito difficile che necessita di parole pesate, pensate, intelligenti, giuste, adatte a quella persona, a quel momento, a quell’obiettivo.
La leadership, in fondo, è anche stile: la parola giusta, al momento giusto, la parola adatta a persone diverse. La parola che sappia ricordare il focus, che sappia richiamare attenzione, impegno. Non tutte le parole funzionano sempre, non in tutti i contesti.
Autore di campagne che sono entrate nell’immaginario collettivo, Giulio Rapetti – in arte Mogol – è riuscito a trasformare le parole in qualcosa di magnetico.
Nella sua scuola, riconosciuta come Centro di Interesse Pubblico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, studiano e si formano coloro che diventeranno gli artisti di domani.
Può sembrare strano accostare leadership e poesia, ma c’è un punto in comune, importantissimo. Nelle canzoni di Mogol, ogni parola sembra essere nata per stare lì, in quella frase, e ogni altra parola al posto di quella parrebbe superflua, forse inadatta. Sì, il senso è proprio in quella parola, scelta tra milioni, in un connubio perfetto tra la melodia e il senso della canzone. Non stona nulla, nelle parole di Mogol.
Ogni conversazione, frase, parola pronunciata dovrebbe, in fondo, avere questa pretesa, che si tratti di poesia, di lavoro, o di rapporti interpersonali.
Se pensiamo a Mogol, pensiamo alle sue parole. Qual è allora l’impatto delle parole per il linguaggio della leadership?
- Le parole devono provenire dal cuore, proprio come fa un musicista
- Nessuna finzione, niente fronzoli. Le parole devono essere credibili, minimali. Come nella musica, dove bastano pochi strumenti per fare una melodia che rapisca
- Le parole acquisiscono senso se sono ancorate a degli esempi
- Il metodo e lo studio vengono prima
- Se un messaggio non è semplice, non arriverà a destinazione
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