Cigni neri, resilienza e, soprattutto, antifragilità: attraverso gli studi del filosofo e matematico Nassim Nicholas Taleb se ne discuteva già nel 2008, anno che oggi sembra lontanissimo, in relazione alla grande crisi finanziaria mondiale. Oggi se ne torna a parlare nel tentativo di delineare le direzioni e le azioni da intraprendere per uscire da due altri tipi di crisi, quella pandemica e quella geopolitica, che stanno mettendo alla prova la crescita e lo sviluppo globale. A soffrire oggi in particolar modo sono i mercati europei, che pure in parte hanno già dato prova di resilienza, persino di antifragilità.
Sono stati due anni di intensa riorganizzazione, una fase in cui aziende e imprese hanno lavorato per trovare nuovi e più efficaci assetti: ecco perché – spiega il Professor Stephane Garelli, esperto di competitività e strategia, che per 13 anni è stato alla guida del World Economic Forum – si può anche parlare di conseguenze “positive” sulle imprese e sui mercati.
Una crisi senza precedenti
“La crisi del 2020 è stata senza precedenti, con 167 Paesi in recessione“, racconta il docente di competitività e strategia in una recente intervista, sottolineando che ci sono aziende che in effetti hanno beneficiato del nuovo paradigma. Nello specifico, sono quelle coinvolte nel commercio digitale o nella distribuzione. Si tratta di aziende che hanno raggiunto “una potenza tale che ci si interroga oggi se non stiano abusando della loro posizione dominante.” Tuttavia vi sono anche aziende che hanno subìto la crisi, i lockdown e le grandi difficoltà della supply chain, oggi amplificate da un conflitto nel cuore dell’Europa. E dopo due anni di pandemia, la carenza di materia prima e la congestione del traffico sono oggi aggravate da un’esplosione dei costi per le aziende.
Economie e competitività: una frammentazione da ricomporre
In questo scenario è opportuno domandarsi quali saranno le conseguenze non solo sui singoli mercati, ma sul rapporto tra economie locali e globali e su uno dei fattori principali che, fino ad ora, ne ha retto gli andamenti: la competitività. “Fino allo scoppio della pandemia” analizza Garelli, “la globalizzazione prosperava grazie al rapporto tra costi, efficienza e velocità. Oggi si apre una nuova pagina: le priorità diventano la stabilità nell’approvvigionamento e la capacità di resilienza.”
Già da qualche tempo questa situazione aveva portato al ritorno, all’interno delle politiche statali, di un certo protezionismo. Ma oggi il dibattito tende a prendere ulteriori nuove direzioni da cui Garelli mette in guardia. “Le aziende sono diventate strumenti di ritorsione economica – avverte il docente – nel contesto di una frammentazione dell’economia globale che è urgente ricomporre. A maggior ragione perché arriva nel momento in cui il mondo dovrebbe più che mai “cooperare e riversare investimenti massicci nelle cinque aree chiave dalle quali dipende il futuro: salute, alimentazione, supply chain, penetrazione tecnologica e decarbonizzazione.”
Ripartire, e non solo dalle tech companies
È vero, durante la crisi pandemica sono state le aziende tecnologiche a sperimentare un’incredibile crescita. Sottolinea in una precisa analisi il Professor Garelli che oggi sono solo quattro aziende, Apple, Microsoft, Alphabet e Amazon, a possedere una capitalizzazione azionaria di più di 8.000 miliardi di dollari. “È un valore che equivale a 354 dei più grandi gruppi bancari globali, 455 tra le maggiori case farmaceutiche, o 220 compagnie petrolifere.”
Abbattere le tradizionali barriere della competitività
“Diversamente dal passato, le aziende del settore tecnologico oggi diversificano“, ed è stato questa la loro principale chiave di sopravvivenza e successo. Amazon, da online retailer, è diventata leader globale nel cloud computing. Meta e Google occupano insieme più del 70% del mercato dell’advertising. Apple è il più grande produttore mondiale di orologi e supera persino l’industria svizzera. Le tech companies, insomma, ha abbattuto le tradizionali barriere d’ingresso di tanti settori, i quali pensavano di essere al sicuro. E la loro “aggressività”, come la definisce l’esperto di strategia, ha generato un “buco nero”. Al centro vi sono appunto le aziende che detengono tecnologie e considerevoli somme di denaro da investire.
Da questa posizione privilegiata comparano e assorbono start up in tutto il mondo.
La conseguenza, da cui Garelli mette in guardia, è che queste ultime non restano nel Paese in cui sono nate. In questo modo non contribuiscono così allo sviluppo economico locale, né attraverso la creazione di posti di lavoro, né attraverso la contribuzione fiscale. Da monitorare anche il pericolo della sovracapitalizzazione dei mercati azionari, nel momento in cui sono sempre le stesse aziende tecnologiche ad attrarre gli investitori più importanti.
Le maggiori sfide per i leader del futuro
“Trasparenza, responsabilità ambientale, etica e di diversità”: queste secondo Garelli le maggiori sfide che attendono i leader del futuro. Perché, come affermava Peter Drucker, i cambiamenti della società impattano sulle aziende ancor più che i cambiamenti del management stesso. “La struttura aziendale del futuro sarà ibrida e diversi modelli di business coesisteranno. In questo mondo nuovo, per i leader la sfida maggiore e per nulla facile sarà quella di creare e preservare una solida cultura aziendale.“
Strategia e competitività al Leadership Forum 2022
Stephane Garelli è stato per 13 anni amministratore delegato del World Economic Forum di Davos. Pioniere e autorità mondiale nel campo della competitività, è Professor Emeritus presso l’Institute of Management Development di Losanna e fondatore del World Competitiveness Center.
Permanent senior advisor nel management europeo di Hewlett-Packard, è membro di numerosi istituti e dell’International Olympic Committee commission on Sustainability and Legacy.
Il 26 e 27 ottobre 2022 sarà sul palco del Leadership Forum, il grande business event dedicato alla leadership e al management che si terrà al Teatro degli Arcimboldi di Milano e in diretta streaming, per riflettere sulle regole della competitività mondiale.
Scopri il programma completo qui: www.theleadershipforum.it.