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Come costruire un dream team e creare relazioni di salvataggio (II parte)

Ciò che distingue le persone di successo da tutte le altre è il modo in cui vivono i rapporti interpersonali. Questi rapporti di fiducia diventano le tue “relazioni-àncora“, il tuo dream team.

Le relazioni-àncora sono quelle che ti coprono le spalle, con cui puoi confidarti, che ti incoraggiano e che ti sostengono dandoti feedback e consigli preziosi. Keith Ferrazzi, business coach e autore del bestseller mondiale Never Eat Alone, ha individuato 9 mosse per costruire un dream team e creare relazioni di salvataggio.

Crea il tuo dream team e relazioni di salvataggio in 9 mosse

Nel precedente articolo, abbiamo visto nel dettaglio come ascoltare la nostra visione, trovare ancore di salvataggio, diventare maestri nell’arte delle lunghe cene e, infine, come espandere la nostra sinergia per definire obiettivi. Vediamo ora quali sono le 5 mosse successive per costruire un dream team.

5 – Crea la tua ruota del successo personale

Questa mossa riguarda l’importanza di investire del tempo per riflettere sugli obiettivi “a lungo termine”. Ecco gli step da seguire suggeriti da Ferrazzi:

  • Stabilisci un insieme di obiettivi di performance e di apprendimento nei settori della vita in cui vuoi ottenere nuovi risultati. Ferrazzi ne ha individuati 7: filantropia, spiritualità, stimolazione intellettuale, benessere fisico, successo finanziario, crescita personale, relazioni profonde.
    Puoi modificare la ruota del successo personale a tuo piacimento.

  • Prova a darti degli obiettivi piuttosto ampi in ogni categoria, poi entra nello specifico. Ad esempio, puoi dividere gli obiettivi professionali in sottocategorie, quali sviluppo del team, formazione e così via.
  • Stabilisci dei «limiti temporali». Cosa devi fare da qui a tre anni? E da qui a un anno? E cosa devi fare nei prossimi sessanta giorni?
  • Assegna ad ogni fetta della ruota una percentuale del tuo tempo, così ogni membro del dream team è consapevole delle priorità. In questo modo, sarà più facile per le tue “ancore” aiutarti ad essere responsabile.
  • Pensa ora alle persone («il fattore chi») che risultano fondamentali per il raggiungimento di ogni specifico obiettivo.
  • Definisci il successo che vuoi ottenere, stabilendo un budget in termini quantitativi sia di tempo, sia di denaro.
  • Negli incontri successivi, per tenere allineati gestione del tempo e raggiungimento dell’obiettivo, insieme al tuo team affrontate queste tre domande: 1. «Che cosa ha funzionato?» 2. «Che cosa non ha funzionato?» 3. «Cosa manca per ritornare in carreggiata?»
  • Chiediti il «Perché» di quell’obiettivo, la tua motivazione personale.

6 – Impara a combattere

Keith Ferrazzi chiama il momento in cui un dream team si incontra per discutere «fare sparring». Il termine, proveniente dal mondo del pugilato, delle arti marziali e degli sport di lotta, fa riferimento a un tipo di allenamento.

Esistono diversi modi per rendere il processo di sparring più strutturato. Ecco alcuni consigli pratici per lo sparring:

  • Chiarisci la questione. Descrivi bene al team qual è il tuo obiettivo o il comportamento che desideri assumere.
  • Chiedi una dose extra di realismo. Assicurati che il gruppo (o il singolo partner) ripeta ciò che gli hai detto, così puoi accertarti che tutti abbiano capito la questione.
  • Valuta la questione. Chi ascolta deve applicare la propria capacità di analisi, la propria esperienza e il proprio punto di vista, interrogando con domande aperte che non richiedono risposte quali «sì» o «no».
  • Rivedi, riafferma e metti a punto l’obiettivo. Il punto dello sparring è trovare una soluzione che non avremmo trovato da soli, non importa se alla fine accetterai di metterla in pratica.

Ecco una serie di domande che possono stimolare l’inizio di un processo di sparring:

  • «Veramente vuoi fare quella cosa? Perché? Saresti più felice?
  • Qual è tua motivazione? Come hai preso questa decisione?
  • Ci hai pensato bene? Ti sei fatto molte domande? Hai fatto le domande giuste?
  • Che tipo di rischi ci sono? Questo progetto ha un difetto? Hai un piano B?
  • Descrivi il piano di riflessione che ti ha condotto a questa decisione.
  • Sei preparato per fare ciò che comporta questa tua scelta? Se fallisci, sei pronto ad affrontarne le conseguenze, riesaminando la questione per poi riprendere tutto dall’inizio?»

7 – Individua le tue debolezze

Fa parte della nostra natura umana fare delle cose che ci impediscono di realizzarci al meglio e di sviluppare il pieno potenziale. Ognuno di noi ha dei comportamenti “autodistruttivi”.

La Greenlight Research ha stilato una lista di categorie di persone che hanno comportamenti che ostacolano il successo: chi dubita di sé, chi pensa in bianco e nero, il pessimista, il perfezionista, la vittima, l’avverso ai rischi, il piantagrane, l’avverso ai conflitti, chi vuole sempre esagerare, chi tende a fare il meno possibile, lo scaricabarile, il risolutore, il bullo, il leccapiedi, il micromanager, il buffone, lo scienziato (chi si trova a proprio agio solo con fatti, dati e statistiche), l’accomodante, il tragico, il cavallo da corsa (chi schizza via a tutta velocità noncurante del modo in cui le sue azioni influenzano chi gli sta intorno).

Ti ritrovi in una di queste categorie? Risolvila.

Un leader deve trovare un metodo che lo aiuti a individuare i propri punti deboli, per poi comunicarli al team così da poter essere bilanciati. Ecco 3 metodi efficaci con cui possiamo approcciarci a questo “esame di coscienza”:

  • Punta lo specchio su te stesso. Rifletti sul modo in cui hai reagito la scorsa settimana con qualcuno che ti ha irritato. Che cosa avresti potuto fare di diverso?
  • Cerca di imparare la lezione dai tuoi modelli. C’è una persona che ammiri particolarmente? Rifletti su cos’è di questa persona che suscita la tua ammirazione e cosa ti impedisce di emularla.
  • Chiedi agli altri. È un metodo efficace anche per decidere quale comportamento possiamo risolvere per primo, perché sarà quello più visibile, e più fastidioso, per le persone che ci sono accanto.

8 – Impegnati a migliorare

Una volta che abbiamo individuato quali sono le nostre debolezze, dobbiamo impegnarci a migliorare e a crescere. Gli impegni sono promesse che facciamo per noi stessi, a noi stessi. Nel contesto della carriera, dichiarare un impegno al proprio circolo di amici fidati, aiuta a responsabilizzarci. Ecco quali sono i vantaggi del prenderci  un impegno con le altre persone: 

  • Prenderci l’impegno di cambiare noi stessi è un atto sì tanto coraggioso, ma liberatorio
  • È più difficile abbandonare l’impegno preso, perché non deluderemmo più solo noi stessi, ma anche gli altri
  • Impegnarsi di fronte agli altri rappresenta uno dei modi più rapidi per creare rapporti d’intimità.

Per aiutarti a rafforzare l’impegno preso, organizza un controllo mensile.

9 – Fingi di farcela fino a quando ce la farai davvero!

E per ultimo, ma non meno importante, il nono step. Una volta che il tuo team ideale è pronto, sia esso composto da due partner fidati o da una vera e propria squadra di supporto, e che hai messo a fuoco gli obiettivi, ecco che inizia la parte più difficile.

Il cambiamento è una delle cose più difficili da mantenere. Come consolidarlo? Come tradurre le buone intenzioni in azioni quotidiane?

«Fingi di farcela fino a quando ce la farai davvero!» è una versione delle cosiddette «profezie autorealizzanti», vale a dire la tendenza che ognuno di noi ha di soddisfare le aspettative, buone o cattive che siano. Pertanto, possiamo anche creare profezie positive che si autorealizzano. Adotta il «Fingi di farcela fino a quando ce la farai davvero!» in tutti gli aspetti della vita che vuoi migliorare.

Ecco uno schema semplice per mettere in pratica la strategia del «Fingi di farcela fino a quando ce la farai davvero!» nel tuo gruppo di sostegno:

  • Impegnati a fare piccoli passi. Scegli qualcosa che potete fare già a partire da oggi.
  • Agisci. Quali saranno gli effetti del cambiamento, o i primi successi legati ad esso? Provaci, sempre.
  • Discuti in che modo hai vissuto il tuo assaggio di successo con i partner di sostegno.
  • Ripeti l’esercizio.
  • Una volta che hai trasformato un cambiamento in maniera stabile, passa a quello successivo!

 

“Una volta provato il successo, non potrai non credere al potere e all’efficacia del sostegno reciproco”
Keith Ferrazzi

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