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Robin Sharma: le tre domande di un Leader

Come mai di fronte ad alcune persone percepiamo una specie di magnetismo? Un’attrazione verso quello che dicono e fanno? Ci basta pochissimo tempo per riconoscerne qualità e doti: osserviamo un personaggio famoso e pensiamo immediatamente “che stile”, vediamo un politico e pensiamo “che carisma”, una modella e ci stupiamo del suo fascino e così via.

In ogni ambito della vita, indipendentemente dalla professione o dallo status sociale, ci sono persone che lasciano in noi un’impressione fortissima, una eco delle loro parole o delle loro azioni che ci resta dentro nei giorni a seguire.
Poi il tempo riprende il suo corso: il lavoro, gli affetti, i problemi quotidiani e così dimentichiamo quello di cui siamo stati testimoni, salvo riprovare le stesse sensazioni la volta successiva.

Ma di cosa siamo stati testimoni?

Ecco la prima domanda che è necessario porsi per sharma 1scoprire le ragioni dietro a questo fenomeno di fascinazione, in cui tutti ogni tanto ci imbattiamo.
Siamo stati testimoni di come si è leader, di cosa comporti essere percepiti come leader.
Non sto parlando in senso tecnico, è possibile che quella modella dallo sguardo magnetico conduca una vita di eccessi o che quel politico in realtà non faccia altro che recitare un discorso scritto da qualcun altro, ma questo non lo percepiamo.

Noi percepiamo che in quel momento, nel preciso istante in cui loro compiono una determinata azione, sanno esattamente cosa stanno facendo, come lo stanno facendo e dove vogliono arrivare, stanno cioè padroneggiando pienamente quell’istante.

Ora, padroneggiare una porzione di tempo risicata, un gesto preciso può essere piuttosto facile, e questa è la ragione per cui spesso ci capita di imbatterci in persone del genere.
Ben più difficile è però essere completamente padroni di quello che si fa.

Fare ciò richiede accorgimenti e dedizione, e il primo passo verso quella che possiamo considerare una leadership tout court, cioè una completa consapevolezza di ciò che stiamo facendo, consiste nel capire cosa sia un leader.

Ci sono 3 fasi da seguire:

1 – Capire cosa vuol dire essere un leader

2 – Diventare leader per se stessi

3 – Essere dei leader per gli altri

sharma caffe

A queste tre fasi, Robin Sharma, l’autore del best seller “Il monaco che vendette la sua Ferrari” fa corrispondere 3 domande fondamentali.

Partiamo dalla prima: “ho vissuto saggiamente?”. Vivere saggiamente non significa andare ad abitare in un eremo e farsi crescere una lunga barba, ma prima di tutto farsi delle domande.

Bisogna iniziare ad avere una nuova prospettiva sugli incontri di cui parlavamo prima. Il primo passo è iniziare a vedere negli altri delle possibilità di miglioramento per noi, vedere l’esempio che hanno da offrirci. Vedere qualcosa di grande in un’altra persona significa vedere quella grandezza in noi.

“Quando l’allievo è pronto il maestro appare.”

Una volta capito dove si vuole arrivare bisogna iniziare a lavorare su se stessi, ad amare se stessi. Infatti la domanda relativa alla seconda fase è “Ho amato bene?“.
Per vivere la vita ai massimi livelli il trucco è che cuore e testa lavorino insieme in armonia. Prendersi cura di se è un processo che coinvolge ogni ambito della vita: ci si prende cura di sé lavorando sodo e portando risultati al lavoro, ma anche staccando ogni tanto dall’ufficio per fare qualcosa che ci piace, qualsiasi cosa, che sia solo per noi.

Ad esempio, prenderti cura del tuo corpo è un grande atto di leadership, e i suoi benefici si riversano in molte altre aree della vita: avrai maggiore energia, migliorerà l’autostima, sarai più creativo e il tuo umore generale subirà un’impennata.

È uno spreco passare i migliori anni della vita non prendendoci cura del corpo per poi far di tutto da vecchi per stare un poco meglio. È necessario trovare un equilibrio: non bisogna concentrarsi troppo sui lati materiali ma neanche lasciarli andare del tutto. Il giusto bilanciamento è diverso per ognuno di noi, sta a te trovare la dimensione che ti è ottimale.

Quando abbiamo imparato ad amare noi stessi, saremo ad un livello in cui mostreremo leadership nella nostra vita, cioè riusciremo ad accettare ogni parte di noi, quella che ci piace da quella che non ci piace. Ma quest’ultima non verrà percepita come ostacolo per andare avanti, bensì come stimolo a migliorarsi e a crescere.

sharma 2

Infine la terza domanda “Ho servito bene?”. A questo punto potresti chiedermi: “Ma come? Tutto quel lavoro di miglioramento su me stesso per essere un leader e adesso mi parli di fare il servo?”. Una domanda del genere sarebbe legittima, ma qui non si sta parlando di servitù, bensì di servizio. Cioè della necessità che è insita nell’uomo di servire a qualcosa, di essere indispensabile per qualcosa o qualcuno.

Ogni volta che fai qualcosa di buono per un’altra persona, non solo migliori la sua vita, ma anche la tua autostima. Inoltre, e cosa ben più importante, c’è una legge nel business che non possiamo ignorare: il successo negli affari arriva dalla fiducia. Le persone hanno bisogno di confidare nel fatto che tu desideri aiutarle a raggiungere il loro obiettivo. Se c’è fiducia i tuoi prodotti o i tuoi servizi si venderanno.

Essere aperti, rispettabili e congrui nel mondo degli affari è un enorme vantaggio competitivo di questi tempi. Per cui un buon leader, sia nei confronti dei suoi impiegati sia nei confronti delle altre aziende, dovrebbe mettere le persone al primo posto. Non dovrebbe essere felice, dovrebbe essere felice insieme a tutti gli altri.
Non dovrebbe puntare ad arricchirsi, ma puntatare ad arricchire tutti.

“Le buone aziende si concentrano semplicemente sul profitto; le grandi aziende sul loro scopo più alto: creare grandi risultati per i loro clienti e portare il cambiamento nella loro vita”.

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