Una carriera folgorante ricolma di successi ha portato Arrigo Sacchi, dall’essere definito “Signor Nessuno” dalla stampa nazionale, ad essere eletto dal Time nel 2007 come “il miglior allenatore italiano di tutti i tempi”.
Vi proponiamo qui 5 punti cardine del pensiero dell’allenatore di Fusignano che vi aiuteranno a migliorare le vostre capacità di Leadership e gestione del Team.
1) Sognare in grande
“Dobbiamo smetterla di considerare la furbizia una virtù e l’arrangiarsi un’arte: il perfezionismo deve battere il nostro pressappochismo radicato.”
Sognare non costa nulla, quante volte ce lo siamo ripetuti? Eppure il sogno come lo intende Arrigo Sacchi non è una vaga speranza che finiamo col riporre in qualche cassetto. Il sogno deve essere il tuo obiettivo, non importa quanto grande sia. Bisogna pensare a sogni ed obiettivi come sinonimi, cioè prima di tutto è necessario iniziare noi stessi a pensare di potercela fare, ad avere se non altro il coraggio di tentare.
Ed occorre anche non spaventarsi e tornare indietro alle prime difficoltà: infatti, tanto più puntiamo in alto, tanto più è probabile che all’inizio dovremo affrontare delle difficoltà. Se stiamo cercando di costruire un grattacielo e gli altri una capanna non dobbiamo perderci d’animo, perché sappiamo che solo con un solido lavoro iniziale potremmo arrivare in alto, mentre gli altri pur beneficiando di una capanna nell’immediato non andranno oltre e non saranno certo in grado di costruire qualcosa di grande senza un adeguato lavoro iniziale. E per raggiungere obiettivi elevati bisogna smettere di demonizzare il perfezionismo come una mania, quasi come una forma di nevrosi. La perfezione si accompagna all’eccellenza delle nostre azioni.
“Mister, ma perché mi tratti come tutti gli altri?” (Marco Van Basten ad Arrigo Sacchi)
È proprio questa la direzione di causa effetto; poi è vero anche il contrario ovviamente. Nel calcio come nella vita avere dei singoli talenti è importante, ma senza la loro partecipazione alla visione di insieme non si possono fare molti passi in avanti. Se le cose andranno male il solista si salverà sempre, ma la squadra non riuscirà mai a vincere e, a meno che il vostro lavoro implichi la totale alienazione dagli altri, è per la squadra che dovete tifare, non per il singolo. Per questo Van Basten era trattato come tutti gli altri in quel Milan passato alla storia. Le regole devono essere uguali per tutti; quello che può cambiare è il compenso individuale. Solo trattando tutti come pari si riuscirà a creare un vero spirito di gruppo.
3) Non adagiarsi sugli allori
“Mister siamo i più forti del mondo!”
“Sì, siamo i più forti del mondo fino a mezzanotte. Domani si ricomincia.” (Dialogo tra Mauro Tassotti ed Arrigo Sacchi dopo la conquista della Coppa Intercontinentale)
Sentirsi arrivati è una bellissima sensazione, ma come tutte le sensazioni piacevoli può dare assuefazione e produrre risultati disastrosi. Non bisogna pensare a quanta strada abbiamo già fatto, ma a quanta ce n’è ancora da fare. Nell’ascesa verso il successo conta solo il prossimo scalino. Questa stato di insoddisfazione “controllata”, questo fare di ogni traguardo un nuovo punto di partenza e una nuova sfida, oltre a darci sempre nuovi stimoli, può portarci a raggiungere obiettivi che fino a ieri credevamo irraggiungibili.
La motivazione è come la forza: non è mai uguale per nessuno. Ma come la forza, anche la motivazione può essere allenata, e il modo più efficace per farlo è non adagiarsi troppo sugli allori.
4) Il successo è un accessorio della passione
“Ero sempre in difficoltà con i contratti, perché farmi pagare per una cosa che mi piaceva cosi tanto mi pareva troppo…”
Se si vuole ottenere il massimo da quello che si fa bisogna metterci passione, altrimenti si spreca non solo il nostro tempo ma anche quello delle persone che abbiamo intorno. Se percepiamo il nostro lavoro come un obbligo non potremo mai arrivare all’eccellenza, che invece richiede dedizione e attenzione. Dall’altro lato, quando mettiamo passione in quello che facciamo, il successo passerà automaticamente in secondo piano. Non ci porremmo più il problema del traguardo, ma ci appagheremo della corsa. Per cui non chiedete ai vostri collaboratori di vincere o di arrivare ad un certo traguardo: chiedetegli il massimo dell’impegno. Viviamo poco di valori, ma quando si tratta di fare il miglio in più, state pur certi che a fare la differenza tra chi riesce e chi non sarà una vision, un ideale, e non un extra in busta paga.
5) Non temere la novità
“È stato il più grande rivoluzionario del calcio mondiale.” (Zvonimir Boban su Arrigo Sacchi)
Non abbiate paura di essere la novità, nemmeno in un Paese apparentemente per vecchi. Anche se all’inizio tutti vi andranno contro: è normale, ciascuno tutela il proprio sapere. Se voi proponete qualcosa di destabilizzante, inevitabilmente cercheranno di screditarvi. Per abbracciare il rinnovamento non dovete aver paura di dare una possibilità ha chi ha già in sé il seme del rinnovamento, e cioè i giovani. Circondatevi di uno staff che vi stimoli. Non fatevi rassicurare da persone con idee simili alle vostre, ma da persone con capacità straordinarie. E, soprattutto, non ancoratevi a vecchi stilemi, fatene tesoro ma gettate il vostro sguardo quanto più lontano possibile.
Arrigo Sacchi
Acclamato come uno dei migliori allenatori della storia e come colui che ha cambiato per sempre il mondo del calcio, Arrigo Sacchi ha portato l’AC Milan a vincere tutti i titoli nazionali e internazionali.
Nel 1994 è stato Commissario Tecnico della Nazionale italiana vice campione del mondo ai mondiali di calcio.
Arrivato al suo primo incarico come allenatore di Serie A con uno scarno curriculum e senza essere mai stato un giocatore, Arrigo Sacchi rivoluziona metodi di allenamento e strategie di partita, collezionando un successo dietro l’altro.
Nel settembre 2007 il Times lo ha nominato “Miglior allenatore italiano di tutti i tempi” e 11º in assoluto a livello mondiale.
Nel 2011 è entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano.
La FIGC gli ha conferito il premio “Seminatore d’oro”.
L’Università di Urbino ha conferito a Sacchi la laurea honoris causa in Scienze e Tecniche dell’Attività Sportiva.
Nel 2012 è stato insignito dell’Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
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