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Future of work: intelligenza artificiale e la figura dell’innovation manager

intelligenza artificiale

Task vecchi, ruoli nuovi

Il grande dibattito sull’Intelligenza Artificiale riguarda l’ambito umano, più in generale, ma quello professionale in maniera specifica. L’idea che la macchina possa sostituire l’uomo, che possa diventare un pericolo, è parte (non del tutto nuova) dell’immaginario collettivo. Ma oggi si confronta con una evoluzione sempre più rapida ed esponenziale delle capacità delle intelligenze artificiali.

L’intelligenza artificiale, insomma, ha già cambiato il modo di lavorare di milioni di persone e continuerà a farlo, in maniera più o meno disruptive. Ecco perché, mettendo per un attimo in pausa la riflessione su quanti e quali task saranno effettivamente superati e resi obsoleti dalle nuove tecnologie, è utile cercare di concentrarsi su ciò che di nuovo esse creeranno.

Mentre algoritmi progressivamente più complessi generano intelligenze sempre più assimilabili a quella umana, quali nuovi ruoli di management si renderanno necessari per gestire modalità di lavoro ed esigenze inedite?

L’AI risolverà molti problemi creati dall’uomo

“Al massimo tra tre anni non saremo gli esseri più intelligenti sul pianeta”, afferma Mo Gawdat, ex Chief Business Officer di Google X con un passato in storici colossi tech, come IBM e Microsoft. Da colui che ha progettato una nuova intelligenza, l’uomo diventerà colui che dinnanzi alla sua “creatura” la vedrà inserita in un processo di apprendimento che va al di là delle sue stesse capacità, migliorando persino i suoi ragionamenti. Una prospettiva non necessariamente cupa, ricorda l’esperto, che sottolinea come in effetti a causare danni profondi al pianeta, fino ad ora, sia stata proprio l’umanità. Al contrario, spiega quindi Gawdat, l’AI potrà diventare in grado “di risolvere molti dei problemi creati dall’uomo” nel momento in cui avverrà questo sorpasso di intelligenza.

Quando l’intelligenza artificiale sviluppa una coscienza

Ambiziose, proprio come gli uomini che le hanno create, le macchine “vogliono ottenere risultati, e quando li ottengono, vogliono di più”, sottolinea Gawdat, che individua nel nostro presente un momento di innovazione dirompente. Ciò accade perché non si stanno progettando delle semplici macchine, bensì delle forme di vita autonome, coscienti e con emozioni. Ma non si tratta di una visione distopica: se l’Intelligenza Artificiale è in grado di sviluppare una coscienza e delle emozioni, grazie all’elaborazione di miliardi di informazioni, allora sarà capace anche di sviluppare un’etica che gli consenta di fare le scelte migliori.

L’etica umana sarà l’etica delle macchine

La qualità della coscienza dell’AI, però, dipende dall’uomo. Come sappiamo, i processi di machine learning apprendono attraverso l’osservazione degli utenti online: ne studia i comportamenti, replica i pattern che individua e li fa propri. Ma quali sono gli atteggiamenti che l’Intelligenza Artificiale oggi può osservare? Odio, rabbia, conflitti e molte altre condotte discutibili. “Il miglior modo per crescere bambini meravigliosi è essere genitori meravigliosi” aggiunge l’esperto con una metafora. A noi umani, dunque, torna la responsabilità primaria: agire nel rispetto e in maniera etica, nella vita e nel business, mettendo al centro delle proprie azioni virtuali i valori che desideriamo vedere applicati nel mondo, è l’unico modo per far sì che anche le macchine li apprendano per sviluppare un’etica da cui tutti potrebbero trarre beneficio.

Menti oltre le macchine

Pensare di contenere l’AI, di fermare un’intelligenza che supererà l’intelligenza umana, è una prospettiva, oltre che poco probabile, tutto sommato poco desiderabile. Ci ricorda Gawdat che già Alan Touring, matematico considerato uno dei padri fondatori dell’informatica, sosteneva: “loro hanno una mente, non sono macchine”. Possiamo quindi parlare oggi di menti oltre le macchine, menti con la quali è sempre più opportuno collaborare. È recente il video della società robotica Engineered Arts in cui il loro robot umanoide, Ameca, conversa con alcuni ingegneri dell’azienda grazie a un sintetizzatore vocale e Chat GPT 3 di OpenAI. Già capace di assumere espressioni estremamente simili a quelle umane, alla macchina viene fornito un prompt di base per poter elaborare la risposta. Alla domanda “quali potrebbero essere le applicazioni dei robot umanoidi?”, Ameca ha affermato che potrebbero essercene molte, tra cui “aiutare le persone con disabilità, fornendo loro assistenza in situazioni di pericolo”. Intelligenza umana e artificiale, insomma, svilupperanno un rapporto di cooperazione, in cui entrambe non solo convivono ma si supportano.

Il ruolo dell’Innovation Manager

In questo delicato momento di cambiamento è fin troppo facile (ma poco produttivo) scivolare nei risvolti negativi dell’innovazione. Ma a ben vedere i dati riportano un trend differente: il report Future of Jobs 2023, frutto di una ricerca condotta dal World Economic Forum su un range di 803 aziende, ha rilevato che quasi il 75% delle aziende intervistate adotterà l’Intelligenza Artificiale. Di queste, il 50% si aspetta che l’implementazione dell’AI generi un aumento di posti di lavoro, mentre solo il 25% un calo.

Decisiva sarà allora la capacità dei leader, nelle aziende e nelle società, di assumere prima e diffondere poi un nuovo approccio mentale e comportamentale all’innovazione tecnologica. Ancora più cruciale sarà dunque il ruolo dell’Innovation Manager, che non avrà più soltanto la responsabilità di interagire con la sfera digitale, bensì diventerà il vero e proprio tramite tra la tecnologia e il suo team, per aiutarlo a sviluppare le competenze che gli permettano di apprendere continuamente ed essere sempre aggiornato sui nuovi sviluppi.

Futuro del lavoro: Mo Gawdat al Leadership Forum 2023

Che impatto avrà l’intelligenza artificiale sul futuro del lavoro: approfondiremo l’argomento con Mo Gawdat, già Chief Business Officer di Google X e autore del bestseller L’equazione della felicità, che oggi studia la correlazione tra tecnologie, felicità nel workplace, al Leadership Forum, il grande evento dedicato alla leadership e al management, che si terrà il 25 e 26 ottobre 2023 al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

Qui il programma completo.