Tempo di lettura:

5

minuti

Guidare persone e imprese con intelligenza emotiva

Un cervello si specchia e nel riflesso vede un cuore: metafora per intelligenza emotiva

La dimensione emotiva della leadership: nuove sfide per i manager

Tra le sfide che leader, manager e dirigenti affrontano ogni giorno non ci sono solo quelle legate alla gestione operativa. Ci sono anche quelle legate alla necessità di sostenere i collaboratori molto esposti a carichi emotivi, che incidono direttamente sul clima e sulla qualità del lavoro stesso.

Ecco perché, specialmente in questo momento di grande e profonda trasformazione del lavoro nelle organizzazioni, la dimensione emotiva della leadership è tutt’altro che un dettaglio. È un terreno da esplorare e in cui radicare e consolidare le proprie competenze di leader, per costruire culture in cui i collaboratori si sentano valorizzati e possano contribuire con un impatto concreto e visibile sui risultati aziendali.

Tra gli strumenti più indispensabili in questo senso c’è l’intelligenza emotiva (IE), che svolge un ruolo fondamentale nell’efficacia della leadership e nella crescita delle aziende.
C’è un legame incontrovertibile, sembrano suggerire le ormai consolidate ricerche sul tema, tra la maturità emozionale di leader e dirigenti e i loro risultati, quelli dei loro collaboratori e delle organizzazioni che guidano.

Daniel Goleman, uno degli psicologi più influenti del nostro tempo e padre del concetto di intelligenza emotiva, con la sua opera fondativa del 1995, Intelligenza emotiva, ha dato un contributo fondamentale allo studio dell’impatto pratico che questa disciplina ha sulla capacità di leadership. E ha delineato quali sono le principali skill da sviluppare per divenire leader più focalizzati, consapevoli, influenti, efficaci.

Come l’umore influenza il comportamento

Uno dei primi e più sorprendenti elementi che legano intelligenza emotiva e capacità di leadership riguarda l’umore. L’umore – argomenta Goleman – ha un impatto molto significativo sul comportamento e sulla performance aziendale complessiva. E suggerisce quasi l’esistenza di una reazione catena tra la capacità del leader di gestire il proprio l’umore e i comportamenti e le azioni di chi lo circonda all’interno dell’organizzazione.

Un capo scontroso e “spietato” – spiega lo psicologo – genera un ambiente deleterio in cui i collaboratori sono negativi, non offrono il meglio di sé e ignorano le opportunità, generando risultati più scadenti e ostacolando la crescita aziendale. Al contrario, un leader stimolante e comprensivo crea seguaci per i quali ogni sfida è superabile, favorendo il raggiungimento degli obiettivi e la crescita.

Il leader come guida emotiva dell’azienda

È importante, dunque, che il leader oggi possa definirsi non più solo guida nella visione e nella strategia, ma anche guida emotiva. Non si tratta, naturalmente, solo di mantenere uno stato d’animo ottimista, autentico ed entusiasta. Si tratta di sviluppare una leadership consapevole che, attraverso azioni mirate, influenzi positivamente il modo in cui i collaboratori sentono e percepiscono le situazioni. Per raggiungere risultati efficaci, è fondamentale che il leader sappia gestire consapevolmente la propria vita interiore, per innescare le giuste reazioni emotive e comportamentali negli altri.

È un processo che – spiega Goleman – richiede due fasi: un’analisi riflessiva per capire in che modo la propria leadership emotiva influenzi gli umori e le azioni nell’organizzazione. E poi disciplina per regolare il proprio comportamento di conseguenza. Il leader oggi deve, prima di ogni altra responsabilità, dedicare attenzione al proprio impatto sull’umore e sui comportamenti degli altri.

Leadership, empatia e risonanza

Leadership, empatia e risonanza

“L’impatto di un leader capace di entrare in risonanza emotiva con i collaboratori è decisivo.”

L’abilità nel guidare agli altri – continua lo psicologo nei suoi studi – è strettamente legata alla capacità del leader di creare risonanza, soprattutto nei momenti di crisi: una capacità che trova fondamento nell’abitudine all’ascolto profondo e all’attenzione totale.
È nei momenti di piena attenzione che si verifica una “chimica interpersonale”, che porta alla nascita di idee, collaborazioni e negoziazioni più produttive.

Al contrario, la fin troppo ricorrente tendenza a distrarsi, a parlare piuttosto che ascoltare cercando, ad esempio, di anticipare ciò l’altro sta per dire può portare una condizione di apatia sul luogo di lavoro. Per cambiare questa abitudine nociva nei leader e non solo, è occorre sviluppare piena consapevolezza delle proprie capacità di ascolto. Una leadership consapevole implica sempre un’attenzione intenzionale e focalizzata sulla persona con cui si sta interagendo.

Attenzione ed emozione: i 3 focus della leadership intelligente

Un altro aspetto centrale, quando si indaga la dimensione emotiva della leadership, è il forte legame tra attenzione ed emozioni. Gestire l’attenzione, infatti, è un modo per controllare le emozioni. Per riuscire in questo essenziale bilanciamento, Goleman suggerisce di concentrare il proprio esercizio su 3 punti chiave:

1. Focus interiore: è l’attenzione che il leader deve rivolgere verso sé stesso, verso la propria interiorità, una dimensione fondamentale per sviluppare autoconsapevolezza e capacità di autogestione. I leader più efficaci – approfondisce lo psicologo – sanno monitorare la propria attenzione, rimanendo concentrati nonostante le distrazioni, ovvero, sviluppano “controllo cognitivo”. Si tratta della capacità di dirigere e mantenere l’attenzione, è una competenza chiave che facilita la gestione delle emozioni e di conseguenza la capacità di concentrarsi sugli obiettivi anche nei momenti di maggiore difficoltà. È anche ciò che permette a dirigenti e manager di mantenere la calma nei momenti di crisi, di recuperare dopo errori o sconfitte, di avere una visione chiara dei propri punti di forza e dei propri limiti, sapendo quando affidarsi agli altri. Dedicarsi al proprio focus interiore significa anche sintonizzarsi con il proprio “algoritmo etico interno”. In questo modo le decisioni possono essere sempre prese in linea con i valori, unendo nella propria leadership etica ed eccellenza.

2. Focus verso l’altro: corrisponde allo sviluppo di empatia e di capacità di gestione delle relazioni, entrambi aspetti cruciali. Permette ai leader di comprendere la prospettiva altrui (empatia cognitiva), di sentire le emozioni degli altri (empatia emozionale) e di percepire i loro bisogni (interessamento empatico). L’empatia cognitiva aiuta a comunicare in modo più persuasivo e a ottenere migliori risultati dai collaboratori. L’empatia emozionale crea connessione, fiducia e comprensione, facilitando negoziazioni e lavoro di squadra. L’interessamento empatico consente ai leader di creare uno “spazio sicuro” per i collaboratori, in cui si sentono supportati, liberi di correre rischi ed esplorare nuove possibilità – azioni chiave per l’innovazione e la crescita. Questo tipo di empatia è anche un antidoto ad ogni possibile uso manipolatorio dell’IE perché si assicura che le abilità siano impiegate per il bene comune dell’organizzazione e dei suoi membri.

3.Focus verso l’esterno: riguarda la consapevolezza del leader nei confronti del contesto più ampio, ciò che c’è fuori dall’organizzazione: il mercato e le forze esterne che lo influenzano, il mondo circostante. Permette al leader di vedere l’azienda come un sistema più dinamico e di formulare, dunque, strategie e sinergie migliori. I leader con un forte focus esterno sono caratterizzati da un’ampia curiosità e dalla capacità di prendere in considerazione una vasta gamma di informazioni, sono aperti a connessioni inaspettate e in uno stato di costante apprendimento. Questo tipo di focus permette di rilevare più facilmente pattern esistenti nei dati e, quindi, di comprendere e intuire anche le conseguenze più a lungo termine delle decisioni immediate o più “locali”. Una capacità vitale per chi è guida strategica e ha la necessità di guidare il cambiamento e una crescita aziendale sostenibile.

L’intelligenza emotiva nell’era dell’intelligenza artificiale

In un contesto in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo ruoli, processi e modelli organizzativi, l’intelligenza emotiva diventa un asset strategico. Favorisce fiducia, adattabilità e apprendimento continuo: elementi chiave per guidare l’innovazione senza generare resistenza o ansia. Una leadership emotivamente intelligente sa gestire l’incertezza e creare un clima psicologico sicuro, essenziale per integrare l’IA in modo efficace. Al contrario, ambienti privi di intelligenza emotiva rischiano di alimentare paura e disconnessione, compromettendo la crescita duratura.

Continueremo ad approfondire questo tema con Daniel Goleman, padre dell’intelligenza emotiva al Leadership Forum insieme a 2000 CEO, executive, business leader e aziende, un’occasione unica per raccogliere nuove ispirazioni con i più interessanti e influenti business thinker contemporanei, confrontarsi sulle nuove sfide del management e aprire nuove connessioni. Il programma del business event è disponibile a questo link.