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Leadership e visione: perché la transizione green è il nuovo driver di innovazione e competitività

Mano che regge un globo trasparente immersa nel verde

Obiettivi 2030: a che punto siamo

A cinque anni dal raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici per il 2030, l’Europa è significativamente vicina a questi traguardi, avendo ridotto quasi del 55% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, e conseguito una quota di almeno il 42,5% di energia rinnovabile.

Risultati importanti, anche se ancora in via di completo raggiungimento, conseguiti mentre l’economia ha continuato a crescere grazie a quadri normativi come il Clean Industrial Deal – che delinea azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un potente motore di crescita e che puoi approfondire in questo articolo – e l’Affordable Energy Action Plan, ovvero un piano d’azione che propone otto misure principali per ridurre i costi energetici e costruire una vera Unione Energetica europea.

Si tratta di framework che rafforzano ulteriormente l’impegno dell’UE nei confronti della sostenibilità, delle aziende e dei cittadini. Promuovendo tecnologie pulite, sostenendo i settori più energivori e contribuendo alla riduzione dei costi per le imprese, infatti, queste linee guida hanno come obiettivo non solo quello ambientale, ma anche quelli economico e sociale.

È evidente come la decarbonizzazione non è più percepita come una semplice questione di compliance, ma è vissuta da aziende e istituzioni come un vero e proprio driver di sviluppo e innovazione. Allo stesso tempo, rappresenta un asset strategico fondamentale per mantenere la competitività in un mercato circolare che premia sempre di più la sustainability performance.

La competitività passa per la decarbonizzazione e la sostenibilità

Ambiente, società e governance sono le tre direttrici fondamentali della sostenibilità sulle quali si stanno ridisegnando le fondamenta del sistema produttivo odierno, processo che richiede anche un profondo cambio di paradigma culturale.

“Le aziende con solide politiche ESG otterranno risultati migliori nel lungo termine perché godranno di migliori prospettive di crescita”, osserva Howard Yu, uno dei più innovativi esperti globali di strategia aziendale e competitività nonché LEGO® Professor of Management all’IMD Business School.

Ponendo l’accento sul purpose, queste imprese tendono a esplorare diverse competenze, attraendo nuovi talenti, e a investire in progetti a lungo termine, con forte orientamento all’apprendimento. Ciò le rende complessivamente più competitive e attrezzate ad affrontare – e superare – le sfide globali contemporanee e del domani. Ma “non si può avere una trasformazione aziendale senza una trasformazione della leadership”, sottolinea Paul Polman, già CEO di Unilever e tra i più influenti leader aziendali del XXI secolo. Per tradurre questi impegni verso le politiche ESG in azioni concrete, è fondamentale che chi ricopre ruoli apicali senta il bisogno di andare oltre la semplice sostenibilità e di impegnarsi per rinnovare e ripristinare l’ambiente e le comunità in cui si opera, per generare un valore condiviso.

Partnership trasformative per un futuro green

“Dobbiamo costruire aziende net positive, ovvero aziende che si assumono la responsabilità del loro impatto sul mondo e migliorano il benessere di tutti coloro con cui interagiscono”, aggiunge Polman. In questo processo, creare partnership trasformative si rivela determinante, poiché un’azienda da sola non può risolvere le criticità che caratterizzano i nostri tempi: tutti gli stakeholder, dai finanziatori ai partner fino ai clienti stessi, sono parti integranti nelle decisioni operative e strategiche.

Un esempio significativo di questa visione è la partnership tra Michelin Italia ed Edison NEXT, che ha sviluppato un percorso di decarbonizzazione su misura per lo stabilimento di Cuneo, aiutando l’azienda leader mondiale nella produzione di pneumatici a tradurre gli obiettivi ESG in risultati visibili, concreti e tangibili.

Grazie a tecnologie consolidate e soluzioni innovative, pensate per garantire una progressiva autonomia energetica e una significativa riduzione delle emissioni, il complesso ha raggiunto già una riduzione del 47% delle emissioni, anticipando il traguardo del -50% previsto per il 2030. Ad oggi, inoltre, è in grado di soddisfare il 97% del proprio fabbisogno energetico attraverso autoproduzione, di cui il 16% proveniente da fonti rinnovabili.

La partnership ha permesso una diminuzione totale di circa 18.000 tonnellate di CO2 all’anno, confermando il sito di Cuneo come un modello industriale d’avanguardia nella transizione energetica e dimostrando come sia possibile coniugare efficienza produttiva e sostenibilità ambientale, promuovendo al contempo lo sviluppo di filiere locali e la valorizzazione delle tecnologie energetiche più avanzate.

Guidare il cambiamento: raccontare la transizione energetica

L’innovazione, però, non si è realizzata soltanto nell’implementazione di queste soluzioni, bensì ha trovato nella showcase experience “The Future is Next”, sviluppata sempre da Edison NEXT, un modo nuovo di raccontare la trasformazione energetica. Attraverso un’esperienza “virtuale” immersiva ed interattiva, tutti – dai generici utenti ai collaboratori e i vari stakeholder – hanno l’opportunità di scoprire come le tecnologie implementate interagiscono con il territorio e come contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi ESG. Inoltre, possono ascoltare le testimonianze di chi ha partecipato attivamente al processo di transizione apportata nello stabilimento.

“I veri leader prosperano e traggono profitto contribuendo a risolvere i problemi del mondo agendo in linea con quanto richiesto dalla scienza, chiedendo impegni climatici più ambiziosi, difendendo i principi ESG e costruendo collaborazioni pubblico-private per ripristinare la biodiversità e proteggere i diritti umani.”

Paul Polman

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