Le 4 aree chiave su cui investire per migliorare le campagne PPC

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Migliorare le campagne PPC
Pic credits: Freepik

Quando pensiamo a migliorare le campagne PPC, le prime cose che ci vengono in mente sono tanti dettagli: keyword, copy delle ads, budget da calibrare con precisione. Sono elementi essenziali, ma strettamente collegati alla realizzazione pratica e concreta delle ads e interni alle piattaforme che il nostro reparto marketing, il nostro manager di campagna o noi stessi utilizziamo.

Ma ci sono 4 aree di influenza che non andrebbero mai trascurate all’interno di qualsiasi strategia di marketing e che hanno un impatto enorme sul rendimento del PPC.

“Se queste aree funzionano” – racconta Michelle Morgan, una delle più brillanti digital advertising specialist a livello internazionale – “il team che si occupa di PPC verrà praticamente considerato un team di supereroi. Ma se le cose in queste aree non funzionano, la battaglia si fa molto dura, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore raggiungere gli obiettivi di marketing diventa praticamente impossibile” perché si tratta di aree che possono aumentarne molto le performance, ma anche ostacolarne il successo. Ecco dove investire focus e sforzi di ottimizzazione per migliorare le campagne PPC.

1. Ad Creative: la creatività grafica delle tue ads

L’immagine usata nelle ads genera la prima impressione che qualunque utente avrà del tuo brand. È da questa àncora grafica che gli utenti, auspicabilmente futuri clienti, creeranno nella loro mente un’idea del tuo prodotto o della tua azienda. Ed è proprio questa l’opportunità da cogliere. Anche per quanto riguarda la parte grafica delle tue sponsorizzazioni, consiglia Morgan, analizza i seguenti elementi, ponendoti queste domande:

  • Messaggio: Che messaggio stai inviando? È positivo o negativo?
  • Bisogni: Ti stai focalizzando sui bisogni dei potenziali clienti o sulla tua offerta?
  • CTA: C’è un elemento di call to action che invita l’utente a proseguire l’esperienza con un’azione?
  • Unicità: È diversa da tutto il resto? Si differenzia da quelle dei competitor?
  • Impatto: Impatta sul pubblico?
  • Attenzione: È visibile o gli utenti scrollano senza farci caso?

Certo – sottolinea Morgan – riuscire a soddisfare tutti i requisiti con una sola grafica è molto arduo, ma proprio perché sono così tante le potenzialità che un’immagine può avere nel catturare attenzione e comunicare, che è necessario analizzarla e dedicare molta attenzione alla creatività. Migliore è la prima impressione, più aumentano le probabilità che l’utente interagisca e che questo primo contatto diventi engagement a livello social o conversione in vendita.

2. Il secondo “approdo”: la landing page

Se la grafica delle ads è la primissima impressione, la landing page, il sito su cui atterrano gli utenti dopo aver cliccato la sponsorizzata, è il luogo di maggior importanza per migliorare le campagne PPC e quello che ha una forza ancora superiore a livello di capacità di conversione.

La grafica delle ads è uno spazio per forza di cose piuttosto piccolo: gli utenti, anche se non esperti di marketing, lo intuiscono e capiscono istintivamente che tutti lavoriamo con dei limiti, che sono uguali per noi come per i nostri competitor. Ma nella landing page non è così: questi limiti spariscono e il campo di possibilità aumenta in maniera notevole, insieme alla libertà di comunicare, nel modo e nella forma più efficace, il nostro messaggio ai clienti.

5 elementi chiave nella landing page

In questo campo di possibilità, Morgan suggerisce di focalizzarsi su 5 elementi chiave:

  • La promessa: quello che hai promesso nelle ads, è seguito da un messaggio coerente all’interno della landing page? Non significa che il messaggio della sponsorizzata debba essere in tutto e per tutto rispecchiato nella landing page. Conta la coerenza: offri qualcosa in più relativamente alla promessa iniziale, ma che sia correlato. Attenzione, però, a non gettare l’esca e poi cambiare argomento.
  • Chiarezza sul brand: quante volte ci capita di visitare una landing page e lasciarla perché non abbiamo realmente capito di cosa si occupa quel brand, specie se si tratta di servizi intangibili?
    Sono ancora tante le aziende che sembrano “mascherare” il loro core business. Fai sempre in modo che sia comprensibile di cosa si occupa il tuo brand – spiega Morgan – e, soprattutto, di quali benefici concreti porti ai clienti.
  • Una CTA “facile”: anche la call to action è un elemento che beneficia dell’estrema chiarezza e semplicità. Non va nascosta e, soprattutto, deve rendere molto comprensibile qual è l’azione che vuoi l’utente compia sulla tua landing page. Non significa essere insistenti, ma semplicemente diretti.
  • Velocità: la page speed è una questione davvero rilevante, specie per quanto riguarda tutto il mondo mobile. Nessuno ha oggettivamente voglia di aspettare più di qualche secondo che una pagina si carichi. Se la pagina non si visualizza in questo lasso di tempo, l’utente tende a cliccare “indietro” e noi abbiamo sprecato sia il suo tempo, sia il budget speso per portarlo al clic. Anche la pagina più elaborata, innovativa o elegante dev’essere soggetta al requisito indispensabile della velocità.

3. La Call to Action

Che tu stia cercando di generare nuovi lead o di portare acquisti in un e-commerce, una call to action “sbagliata” o poco efficace ha il potere di frustrare un processo di conversione giunto già a buon punto.
Se stai facendo lead generation il suggerimento di Morgan per migliorare le tue campagne PPC è quello di pensare a fondo a cosa stai davvero offrendo agli utenti che stai intercettando. È realmente utile per loro o è un contenuto che non ha la giusta direzione?
Se il tuo obiettivo è l’acquisto su e-commerce, invece, Morgan propone di riflettere su una questione: lo stai rendendo più difficile di quanto potrebbe essere? La chiave è cercare di minimizzare il processo stesso e snellire tutto ciò che crea attrito. L’utente vorrebbe acquistare, ma se viene frustrato dai tentativi non si convertirà in cliente. In questi casi, spiega Morgan, “se l’utente ha l’impressione di star sprecando tempo prezioso, non c’è prezzo che tenga: non sarà disposto a pagarlo e non lo farà.”

Esamina la tua offerta – consiglia l’esperta, inserita nella Top 25 degli Influencer di PPC Hero, – e guardala dalla prospettiva di un tuo potenziale cliente: andresti fino in fondo in una situazione simile? Se non ne sei certo, significa che probabilmente non lo faresti. Rivolgi la stessa domanda anche ad alcune persone fidate, possibilmente al di fuori della tua azienda o che non sono coinvolte nel tuo progetto in modo diretto. Chiedi a loro se è uno scambio equo. Anche la campagna PPC meglio sviluppata e targettizzata è destinata a fallire se si scontra contro questo “scoglio”.

4. Data Clarity: dati chiari e trasparenti

Senza dati, report, statistiche concrete e attendibili sulle conversioni non solo è impossibile misurare correttamente: non è nemmeno possibile impostare correttamente o correggere il tiro per migliorare le campagne PPC.
L’inesattezza del dato – spiega Morgan – può causare tanti danni quanti ne causa il mancato tracciamento dei canali da cui arrivano le conversioni. Le tue campagne PPC dipendono fortemente dagli insight CRM, che devono essere accurati, pena la possibilità di ottimizzare e di rendere le campagne davvero produttive.

Migliorare le campagne PPC: un workshop online sulla Lead Generation

Lead Generation è un workshop online dedicato alle strategie per ottenere lead più profilati e incrementare il tasso di conversione. Michelle Morgan è una tra le maggiori esperte marketer nel panorama internazionale, specializzata in ambito Search, Social, Display, Remarketing, e Analytics e nominata tra le 25 Top PPC Influencers da PPC Hero. Insieme a lei, approfondiremo alcune delle best practice sulla lead generation in 2 ore di lezione intensiva, giovedì 22 aprile, dalle 16.00 alle 18.00 in diretta streaming o da riguardare on demand per 30 giorni. Info e iscrizioni, cliccando qui.

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