350 Alfa Romeo Vendute in 33 Secondi su Alibaba

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Vendere 350 Alfa Romeo in soli 33 secondi?

Con Alibaba è possibile. È di poche ore fa la notizia della vendita da record avvenuta su Tmall, la piattaforma dedicata al B2C del gruppo di e-commerce cinese Alibaba.

In occasione dell’inaugurazione su Tmall di uno store dedicato, lo storico marchio sportivo Alfa Romeo si è aggiudicato un primato con 350 Giulia ‘Milano limited edition’ vendute in soli 33 secondi. Come ciliegina sulla torta, per così dire, sono state distribuite anche 60 Giulia Quadrifoglio a 148 mila dollari l’una, acquistabili sul mercato italiano per 80 mila euro.

Con quest’ennesima dimostrazione, la Cina sembra sempre più innamorata del made in Italy. Solo un paio di giorni fa, il colosso del  commercio elettronico Alibaba ha intensificato i voli verso l’Italia grazie ad un accordo con la compagnia aerea SW Italia. Gli scambi tra Italia e Cina stanno crescendo in maniera significativa. Che sia l’inizio di un rapporto privilegiato?

 

Alibaba, dalla Cina con furore

Nel 2014 Alibaba debutta a Wall Street con la quotazione record di 228,5 miliardi di dollari, ben oltre il valore di Walt Disney e persino delle dirette concorrenti americane Amazon e eBay.

Il suo fondatore Jack Ma è un ex-insegnante di inglese di Hangzhou che nel 1995 parte per Seattle dove, grazie a un amico, entra nel mondo del web. Tornato in Cina, lancia una sorta di elenco telefonico chiamato “China Pages”. Poiché a quel tempo il possesso di un computer e l’accesso ad internet erano privilegio di pochissime persone, l’iniziativa fallisce.

Da vero precursore dei tempi, decide quindi di portare i tempi alla sua velocità e nel 1998, insieme a 17 soci, apre un sito per aiutare le piccole imprese a vendere online i loro prodotti. Oggi quel primo esperimento è diventato Alibaba, un gigante dalle dimensioni smisurate che copre servizi postali, cloud, logistici e finanziari. Gestendo le transazioni di più di 240 Paesi, Alibaba.com è attualmente uno dei più grande portali B2B al mondo. Con un tasso di crescita medio annuo del 78,3%, Alibaba chiude il 2016 totalizzando più di 39 miliardi di fatturato.

 

 

I mille volti di Alibaba

La base di Alibaba è Alibaba.com, il sito originario del gruppo. Uno dei più grandi portali B2B che permette di connettere le aziende manifatturiere cinesi con le imprese di tutto il mondo. Con il tempo, il progetto iniziale si è evoluto e differenziato per rispondere alle esigenze di diverse tipologie di utenti: nel 2003 è nata Taobao, una piattaforma di acquisti C2C e nel 2008 Taobao Mall, diventato Tmall nel 2011, una piattaforma pensata per il B2C. A differenza di eBay, che impone una commissione del 15%, Jack Ma non ha previsto costi per i venditori ma ha solo un guadagno sulla eventuale pubblicità dei prodotti e sugli strumenti di pagamento del portale.

 

alipay

 

Proprio gli strumenti di e-payment sono stati il volano del successo di Alibaba. Alipay, un sistema di pagamento simile a Paypal, permette ai 700 milioni di utenti registrati di acquistare online appoggiandosi a un semplice conto corrente, senza bisogno di carte di credito. Alipay funziona come un sistema di deposito che garantisce per ogni singola transazione. Chi compra ha la possibilità di sbloccare il pagamento solo dopo aver ricevuto e accettato la merce cautelandosi così dalla possibilità di truffa. Inoltre, con l’efficientissimo servizio di logistica China Smart Logistics Network (CSN), Alibaba garantisce spedizioni in qualsiasi città della Cina entro 24 ore. Grazie all’integrazione di tutti questi servizi, nel 2013 il gigante cinese dell’e-commerce è arrivato ad inviare cinque miliardi di pacchi.

 

Sempre più imprenditori italiani scelgono Alibaba

L’inizio della collaborazione tra Alibaba e l’Italia risale al 2014, durante il Business Forum tra Italia e Cina.

In quell’occasione, il fondatore Jack Ma ha siglato un importante memorandum of understanding alla presenza dell’ex premier Matteo Renzi, con l’obiettivo di sviluppare il commercio online delle imprese italiane.

Jack Ma si è impegnato a fornire servizi per le società interessate a vendere sul Tmall, la piattaforma B2C di Alibaba, e a promuovere le vendite dei loro prodotti. Inoltre, ha annunciato la creazione di un team Alibaba dedicato alle aziende italiane per fornire supporto sia sul lato del marketing sia su quello delle transazioni con Alipay.

Oggi le piattaforme di Alibaba ospitano ben 146 flagship store italiani tra cui Ferrero, Lavazza, Fiat, Juventus, Kappa, e il numero è in continuo aumento.

L’interesse di Alibaba verso il made in Italy è sorprendente. Da tre mesi il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Piemonte sono al centro di un programma di ricerca di nuovi prodotti da portare sulla piattaforma. Che sia il principio della conquista straniera del Bel Paese?

Se ormai sono più di cento i vigneti francesi di proprietà del secondo uomo più ricco della Cina, l’interesse di Jack Ma verso l’Italia rimane di altra natura. La collaborazione con Alibaba mira al rilancio delle imprese italiane sul web e alla realizzazione di nuovi accordi tra i due Stati.

 

9-9-wine

 

Nonostante la Francia venda 10 volte di più, attualmente l’export di vino italiano nel Paese del Sol Levante sta crescendo ad un tasso triplo di quello medio sui mercati esteri. Tanto che il 9 settembre del 2016, in occasione di Vinitaly, è stato lanciato su Alibaba il 9/9 wine day, la giornata del vino italiano in Cina. Grazie anche alla spinta generata da quest’iniziativa, le vendite del vino Made in Italy sono cresciute del 12%, superando per la prima volta i 100 milioni di euro. Quindi, almeno per ora, non c’è pericolo di acquisizioni di aziende italiane da parte del colosso cinese.

La collaborazione tra l’Italia e Alibaba si è consolidata quando lo scorso anno, dopo l’apertura a Milano del primo ufficio d’Europa, è stato stipulato un ennesimo accordo atto a contrastare la contraffazione. I risultati sono impressionanti: in un solo anno è stata impedita la vendita di 99 mila tonnellate di parmigiano, 10 volte di più della produzione autentica, e di 13 milioni di bottiglie di Prosecco non provenienti dal Veneto.

 

Quale futuro per l’Italia sul mercato cinese?

Ormai l’utilizzo delle piattaforme di e-commerce è diventata una realtà quotidiana. Il numero delle aziende italiane che vendono prodotti o servizi online raddoppiano di anno in anno. Nonostante tutto nel corso dell’anno appena concluso solo l’11% era effettivamente presente sul web. La media è notevolmente bassa se pensiamo che il 90% dei rivenditori spagnoli e l’80% di quelli tedeschi hanno già collegato i loro canali online con il loro negozio fisico.

Per l’Italia, la creatura di Jack Ma si sta rivelando non solo una strada privilegiata per l’accesso del Made in Italy alla più grande economia mondiale, ma anche un’opportunità di crescita sul piano concorrenziale internazionale.

Con l’arrivo di Internet, la natura dei rapporti economici è cambiata ineluttabilmente. È giunto il momento di riflettere sulle strategie di marketing che coinvolgono non solo le grandi compagnie italiane, ma anche quelle più piccole.

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