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Felicità e workplace: come ridefinire il paradigma della performance

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Futuro del lavoro: un modello nuovo, per esigenze nuove

Dallo Smart Working, questione sempre dibattuta ma che ci sembra ormai di affrontare da anni, alla Great Resignation, le cosiddette “grandi dimissioni”, al Quiet Quitting: sono tanti i temi che oggi affollano la riflessione sul presente ma, soprattutto, sul futuro del lavoro.

Daniel Pink, sul palco del Leadership Forum, lo scorso ottobre 2022, ha ben definito questa situazione come un Great Sorting, un grande momento spartiacque, in cui imprese e organizzazioni si trovano, nel quotidiano, a fare i conti con cambiamenti molto profondi a livello individuale, di ciascuna persona e collaboratore, che inevitabilmente hanno un impatto altrettanto alto sul piano collettivo, quello dei team, dei dipartimenti aziendali, delle imprese nella loro interezza.

Il futuro del lavoro è nella felicità delle persone

I numeri sono ormai noti: sono oltre 1,6 milioni, riporta un articolo del Sole 24 Ore, le dimissioni registrate nei primi nove mesi del 2022. Una cifra che va ad aggiungersi al numero già altissimo, pari a 1,3 milioni registrato nello stesso periodo del 2021.

Sono tante le ragioni dietro a queste decisioni: percorsi di carriera troppo lunghi, un clima aziendale che non soddisfa aspettative di benessere e realizzazione personale, scarso coinvolgimento nel decision-making e nella crescita aziendale, fino a una generale mancanza di senso complessivo e di motivazione.

Ma se il futuro di ogni azienda è nel futuro delle sue persone, quali nuovi modelli di leadership e di management adottare per rigenerare la motivazione? Quali strumenti abbiamo a disposizione per costruire ambienti di lavoro in grado di attrarre e trattenere i talenti?

Tante ragioni, un filo conduttore: la felicità

C’è un filo conduttore che lega molte delle motivazioni che continuano a scatenare la messa in discussione di intere carriere. Ha a che fare con una questione con cui il mondo del business per molto tempo sembra aver avuto un certo pudore a confrontarsi: la felicità.

Ma le cose non stanno più così: sempre più spesso ci si ferma a fare i conti con la felicità. E non solo quando si è fermi su posizioni insoddisfacenti, ma anche (e forse ancora di più) quando si stanno raggiungendo obiettivi importanti. È la vocina, per usare le parole di Mo Gawdat, l’ingegnere che è stato Chief Business Officer di Google X dal 2013 al 2018, che ci mette di fronte a un interrogativo difficile, forse il più difficile: sei veramente felice?

Mo Gawdat, Chief Business Officer di Google X dal 2013 al 2018, per 30 anni ha ricoperto posizioni di rilievo nella tech industry

Un mindset ingegneristico applicato alla felicità

Si tratta di un “momento della verità” che Gawdat stesso ha affrontato in seguito a un grave lutto familiare, proprio mentre era alla guida di Google X, il famoso lab di Google composto da un’élite di ingegneri, con il compito di guidare l’innovazione strategica dell’organizzazione.

È il mindset ingegneristico che lo guidava nella moonshot factory di Google quello che Gawdat ha deciso di applicare anche alla questione della felicità. Attraverso questo approccio l’ha esaminata, applicandole la logica che fino ad allora aveva applicato, con successo, al suo ruolo dirigenziale. Fino a mettere a punto un’equazione, l’equazione della felicità:

Felicità = Percezione degli eventi che accadono – Aspettative su come dovrebbero svolgersi

Nel futuro del lavoro, la felicità è un’equazione

Quello messo a punto dall’ex manager di Google, esperto di intelligenza artificiale e delle relazioni tra tecnologia, felicità e benessere nel workplace, è in realtà un modello. Si tratta di un framework che può essere di grande aiuto a manager, imprenditori, team leader e individui per ridefinire il paradigma della performance e costruire un ambiente in cui il benessere, la realizzazione e i risultati trattengono talenti.

Costruire e mantenere la felicità nel workplace e fuori: un modello

Il modello, elaborato attraverso l’individuazione di collegamenti, episodi ricorrenti e relazioni tra le cose, si sviluppa attorno a tre numeri: 6 – 7 –5.

  • 6 sono le Grandi Illusioni, diffusi autoinganni, che tutti tendiamo a utilizzare per trovare un significato negli eventi che costituiscono la vita, ma che quando utilizzate in questo senso non fanno che aumentare la confusione.
  • 7 sono i Punti Ciechi da risolvere che, compromettendo la nostra percezione della realtà e il modo in cui elaboriamo le informazioni, condizionano la nostra capacità di giudizio in senso negativo e pessimistico, trattenendoci in uno stato di insoddisfazione e infelicità.
  • 5 sono le Verità Ultime che, dopo l’opportuna presa di coscienza raggiunta, possono aiutarci a uscire definitivamente dai condizionamenti e permetterci, se implementate, a livello individuale e collettivo, di mantenere lo stato di benessere e felicità ritrovato.

Ridefinire la performance: il paradigma della felicità

Per raggiungere la felicità nel workplace occorre, secondo Gawdat, estrarre il concetto di performance dalla routine edonistica nella quale, per troppo tempo, è rimasta intrappolata e rifocalizzarla.

Dire alta performance, spiega, significa definire il modo più efficiente di ottenere ciò che siamo tenuti ad ottenere. E proprio per questo è necessario rifocalizzare “ciò che siamo tenuti ad ottenere”, la parte dell’equazione che, troppo di frequente, sfugge alla riflessione.

Se nella vita siamo tenuti a raggiungere un mix di felicità, piacere, connessione con le persone care, successo e denaro, ma finiamo per raggiungere in modo efficiente solo uno di questi fattori, come il denaro, ma non tutto il resto, la nostra performance è da considerarsi piuttosto scarsa.

Il vero presupposto dell’alta performance è ridefinire ciò che siamo davvero tenuti a raggiungere, e poi cercare di raggiungerlo con la massima efficienza.”

Etica e benessere nel workplace del futuro al Leadership Forum

“Di norma assumiamo le persone per le loro qualifiche, per la loro capacità intellettuale, per la loro esperienza”, – ricorda Gawdat, che ha una lunghissima esperienza dirigenziale. Le assumiamo per il loro potenziale di crescere e far crescere l’azienda “ma allo stesso tempo” – aggiunge – “ci dimentichiamo che, se sono infelici, possono invece avvelenare la nostra organizzazione”.

Ma la felicità nel luogo di lavoro passa anche e soprattutto, spiega ancora, dal “rafforzare gli altri, renderli in grado di usare le loro skill e le loro abilità per ottenere risultati e, allo stesso tempo, mantenere il luogo di lavoro un ambiente felice, in cui ciascuno vuole tornare e continuare a ottenere risultati.”

Mo Gawdat, Chief Business Officer di Google X dal 2013 al 2018, per 30 anni ha ricoperto posizioni di rilievo nella tech industry, collaborando con grandi aziende come Microsoft e IBM. Dal 2017 studia l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul futuro dell’umanità, indagando la correlazione tra tecnologie, felicità e benessere. È autore dei bestseller L’equazione della felicitàSuperintelligenti e That Little Voice In Your Head. Al Leadership Forum, il grande business event dedicato a CEO, c-level manager, imprenditori e aziende che si terrà il 25 e 26 ottobre 2023 al Teatro degli Arcimboldi di Milano (e in diretta streaming), ci condurrà in una riflessione sulla felicità e sul benessere nel workplace e condividerà i suoi insight su come gestire l’impatto delle tecnologie esponenziali nel team e in azienda. Il programma completo è disponibile cliccando qui.